Giuseppe Valditara: tra federalismo e Matteo Salvini, chi è il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito
Giuseppe Valditara: è questo il nome del neopromosso Ministro dell’Istruzione e del Merito. Scelto dalla Premier Giorgia Meloni quando, salita al Colle dal Presidente Mattarella, la leader di FdI ha accettato l’incarico di formare il nuovo esecutivo, sabato giurerà al fianco dell’intera – e già discutibile – squadra di governo. Ma chi è il successore di Patrizio Bianchi?
Milanese di nascita, laureato in Giurisprudenza e avvocato, fino a oggi docente ordinario di diritto romano presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, Valditara ha 61 anni e vanta, all’attivo, una lunga carriera accademica e politica.
Presidente dell’Osservatorio inter-ateneo per la ricerca dell’Università Link ed e-Campus, è stato docente di diritto romano e consigliere d’amministrazione presso l’Università Europea di Roma. Nel 2020 ha ricoperto il ruolo di delegato del Rettore dell’Università di Torino allo sviluppo delle relazioni internazionali in materia di didattica e ricerca. Tra il 2008 e il 2013, invece, è stato segretario della Commissione VII scuola, università, ricerca del Senato, ricoprendo anche l’incarico di relatore di maggioranza in Senato della legge n. 240/2010, quando a Palazzo Chigi sedeva Silvio Berlusconi e in Viale Trastevere Mariastella Gelmini. Una legge storica per i tagli – netti – al settore.
In quanto alla sua carriera politica, Valditara è stato senatore per ben tre legislature – tra il 2001 e il 2013 – e Assessore provinciale all’istruzione e all’edilizia scolastica della Provincia di Milano. Tra il 1999 e il 2000, invece, è stato membro della Commissione di studio istituita presso la Presidenza della Regione Lombardia su federalismo, riforma dello statuto regionale e sulla proposta di uno statuto di autonomia particolare.
È autore di numerose pubblicazioni scientifiche, ma non solo. Nel 2010 fonda prima Logos, rivista politico-culturale online, vicina alle posizioni della Lega e a Noi con Salvini, e poi Lettera 150. È inoltre direttore scientifico della rivista Studi giuridici europei. Molti lo indicano come consigliere di riferimento di Matteo Salvini. Il suo cursus honorum, d’altronde, inizia in Alleanza Nazionale, poi in Futuro e Libertà, allievo di Gianfranco Miglio, ideologo della Lega Nord. Il 25 settembre è stato candidato in Lombardia proprio con il partito leghista ma non ha raggiunto i numeri necessari per l’elezione. L’ultimo volume da lui pubblicato è L’Italia che vogliamo (prefazione di Matteo Salvini) e costituisce una sorta di programma del salvinismo, il manifesto della Lega per governare il Paese, come recita il sottotitolo.
Un tecnico, dunque, ma anche – e soprattutto – un politico, tra l’altro non nuovo in viale Trastevere. Da quelle parti, infatti, Giuseppe Valditara è già passato nel 2018, con l’insediamento del primo governo Conte, in qualità di capo dipartimento per la Formazione superiore e la ricerca al MIUR al fianco del leghista Marco Bussetti. In piena continuità con la sua forte ideologia e i suoi trascorsi, viene da chiedersi, allora, quale futuro possa esserci per la scuola e, ancor di più, per la scuola del Sud, se a guidare il dicastero sarà un uomo che ha sempre lottato per le autonomie.
Giuseppe Valditara, però, non sarà solo il Ministro dell’Istruzione, ma anche del Merito. Cosa significa questo cambio di denominazione? Significa che si guarderà con attenzione alla possibilità di differenziare – come già diverse volte paventato – lo stipendio dei docenti in base ai risultati conseguiti in carriera e a metri di giudizio tutti da stabilire che valuteranno la qualità degli insegnanti e del loro insegnamento. Il merito, appunto.
Il programma della Lega delle ultime elezioni, d’altro canto, parla già molto chiaro: formazione dei docenti, riforma dei cicli, obbligo scolastico, innovazioni didattiche e sicurezza. Nello specifico: docenti formati in didattica generale e speciale, pedagogia generale e speciale rivolta ai bisogni educativi speciali, pedagogia sperimentale, didattica disciplinare, laboratori pedagogico-didattici, tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la didattica, con valutazione psico-attitudinale in ingresso e in itinere; sviluppo degli istituti professionali come scuole di alta specializzazione; potenziamento del numero degli insegnanti di sostegno con specializzazione; percorsi di formazione e introduzione al lavoro su modello di Aut Academy da estendere su scala nazionale; superamento del precariato.
Nel programma si parla, poi, di miglioramento e rafforzamento dell’ASL e di stop alla propaganda a scuola. Per qualunque proposta educativa inserita nella Domanda di Iscrizione, nel Patto Educativo di Corresponsabilità, nel Piano dell’Offerta Formativa e nelle varie Attività Laboratoriali e/o Progettuali, in particolare per quanto riguarda progetti relativi a bullismo, educazione all’affettività, superamento delle discriminazioni di genere e di orientamento sessuale, pari opportunità, dispersione scolastica, educazione alla cittadinanza e alla legalità e ogni altra iniziativa che coinvolga l’ambito valoriale e dell’educazione sessuale, deve esserci l’esplicito e libero assenso dei genitori o di chi ne fa le veci. Il programma di coalizione del centrodestra annovera, infine, il riconoscimento della libertà di scelta educativa delle famiglie attraverso il buono scuola, favorendo gli istituti privati già ampiamente finanziati.
Possiamo dormire sonni tranquilli, dunque? A quanto pare, nemmeno stavolta.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.