Green pass a scuola: tra privacy e confusione, chi controlla chi?

green passManca poco meno di una settimana alla riapertura degli istituti scolastici e all’introduzione del green pass nelle scuole e sui mezzi pubblici. Mentre procede la campagna vaccinale e le discussioni non intendono placarsi, però, ancora non è chiaro chi e come controllerà che il personale docente e ATA sia provvisto di regolare certificazione verde. Eppure, il tempo stringe.

Il green pass – che si ottiene ad avvenuta vaccinazione, se si è guariti dal Covid nei sei mesi precedenti o a tampone risultato negativo nelle ultime quarantotto ore – è requisito essenziale per esercitare l’attività lavorativa nelle scuole, pena la sospensione della professione e dello stipendio. Il tampone, ha precisato il Ministero, è gratuito soltanto per i lavoratori fragili, per tutti gli altri (circa il 12.82% del personale scolastico) non è prevista alcuna gratuità. Ciò che tuttavia continua a lasciare titubanti è secondo quali modalità ATA e insegnanti saranno tenuti a mostrare la propria idoneità a svolgere il loro mestiere nell’anno che sta per iniziare.

Il nodo cruciale, infatti, verte tutto intorno al rispetto della privacy. Per tale motivo, il Ministero sta lavorando a stretto contatto con il Garante e le istituzioni sanitarie per trovare una soluzione che non implichi la violazione di alcun diritto. Per ora, si discute di una piattaforma online, gestita dal personale di segreteria degli istituti, che possa verificare i green pass, acclarandone validità e durata ed eludendo i controlli all’ingresso di cui si è parlato nei giorni precedenti. Questo compito, ovviamente, andrà a gravare su quelli già spettanti alla segreteria, motivo per cui si spera possa esserci un incremento dell’organico. Al dirigente, che il Ministro Bianchi continua a indicare quale responsabile del controllo della certificazione verde, spetterà la certezza assoluta che il personale sprovvisto di green pass non entri in aula, dunque a contatto con la popolazione scolastica. Le modalità, tuttavia, restano ancora da definire.

A tal proposito, il Garante della Privacy non ha nascosto le sue perplessità, dichiarando l’impossibilità di fornire l’elenco del personale non immunizzato perché non è consentita la verifica diretta delle scelte vaccinali e della condizione sanitaria da parte dei dirigenti scolastici. Questi ultimi devono limitarsi a verificare il possesso di una certificazione valida. Sì, ma come? Al momento – almeno finché non verrà ufficializzata la possibile piattaforma – non resta che farlo quotidianamente all’ingresso, tramite app (che, tuttavia, non segnala la validità in corso del green pass), rallentando l’intero processo di arrivo in classe.

Molte si confermano, allora, le lamentele dei dirigenti che, come abbiamo già segnalato in passato, sono piuttosto contrari al loro nuovo ruolo di controllori: «È una follia burocratica insistere sui controlli quotidiani», ha dichiarato il Presidente ANP Lazio. «La scuola è fatta per formare gli studenti. Non possiamo essere accomunati ad albergatori e ristoratori. Altrimenti, la scuola abdica al suo ruolo di ente di formazione». Meglio accolta, invece, la possibilità di introdurre la piattaforma che, con buona pace del Garante della Privacy, potrà attestare la validità della certificazione verde senza fornire altro dato di natura personale.

Il problema riguarda la tempistica: il sito web sarà operativo il 1 settembre o dovremo attendere ancora? Nel frattempo, come si risponderà alle domande di sicurezza e rispetto della propria riservatezza? Al momento, come già ampiamente successo in passato, la risposta è il ricorso all’online, come previsto per molti istituti che stanno organizzando i primi collegi docenti da remoto per arginare l’insorgere di complicazioni e il rischio di contagio da Covid-19.

Intanto, arriva in queste ore la prima importante stroncatura – non di natura politica – al Piano Scuola approvato di recente (qui reperibile): nel suo ultimo report sul monitoraggio nella settimana 18-24 agosto, infatti, la Fondazione Gimbe ha sottolineato che quanto Palazzo Chigi ha previsto non convince: «Se il Governo si è impegnato a riaprire le scuole in presenza al 100%, le misure approvate con il Dl 111 del 2021 non contengono rilevanti cambiamenti, a fronte di una variante del virus molto più contagiosa. Le numerose criticità che lo scorso anno scolastico hanno ostacolato, se non reso impossibile, lo svolgimento delle lezioni in presenza non sono state finora affrontate in modo risolutivo».

La Fondazione, poi, è passata all’attacco: «Non esiste alcuna rendicontazione pubblica su come siano stati impiegati i 150 milioni del Decreto Sostegni (idonea areazione e ventilazione dei locali, distanziamento fisico); mentre i 350 milioni del Decreto Sostegni bis destinati a varie misure tra cui dispositivi di protezione individuale e riprogettazione spazi ad oggi sono stati ripartiti tra le scuole solo sulla carta. […] Sul fronte trasporti, al di là di generiche indicazioni sullo scaglionamento degli orari di ingresso, spunta solo la figura del mobility manager per predisporre gli spostamenti casa-scuola-casa di personale scolastico e alunni». Basterà?

Non è previsto, infatti, alcuno screening periodico o sistematico di studenti e personale. L’unica novità è l’obbligo del green pass per docenti e ATA che, tuttavia, non è stato esteso agli studenti over 12 per i quali si punta, con un rischio che la Fondazione definisce poco ragionato, esclusivamente sulla copertura vaccinale. Eppure, i ragazzi possono rappresentare un pericolo per sé, per gli altri, per le loro famiglie. Possono rappresentare la scusa per il ritorno alla didattica a distanza che oggi tutti negano. Ma è un film già visto. Un film andato in onda quando i vaccini non erano ancora disponibili.

L’inizio del nuovo anno è appena dietro l’angolo. E ancora le domande si inseguono senza alcuna risposta. Proprio come dodici mesi fa.

 

Lascia un commento