Vaccini per i pendolari della scuola. Ma che succede con AstraZeneca?
Da mercoledì 17 marzo è aperta la piattaforma per le adesioni alla campagna vaccinale riservata alla categoria degli insegnanti (scuola e università) e personale ATA che risiedono in Campania, ma svolgono il proprio lavoro fuori regione.
A comunicarlo, dopo giorni di ansia e attesa, è l’Unità di Crisi della Regione Campania che, finalmente, mette a tacere le polemiche delle settimane precedenti. Come avevamo già raccontato, in migliaia tra docenti e personale scolastico tutto non sono ancora riusciti ad accedere ai farmaci anti-COVID, costretti in un limbo inspiegabile che li ha spinti ad autodefinirsi gli invaccinabili. Parliamo dei pendolari della scuola, residenti (in questo caso) in Campania ma impiegati nelle regioni limitrofe, in particolare nel Lazio. Uomini e donne per i quali non è stato previsto, in fase di redazione del piano vaccinale, alcun elenco cui iscriversi per essere sottoposti a immunizzazione.
Nella regione di Zingaretti le dosi vengono assegnate in base alla residenza, dunque solo a chi appartiene alle ASL laziali. Nella Campania di De Luca, invece, le scuole inseriscono i propri dipendenti su un’apposita piattaforma. In questo modo, a essere vaccinato è soltanto chi lavora in regione. O, almeno, così è stato fino a oggi. Come anticipavamo, infatti, da mercoledì 17 anche ai pendolari sarà finalmente riconosciuto il diritto alla salute a lungo negato, sebbene non sia ancora chiaro quando e quante dosi in più siano state consegnate a Palazzo Santa Lucia. Per rispondere alle esigenze dei circa 10mila interessati, il Presidente De Luca aveva già dichiarato la necessità di una fornitura extra di farmaci poiché quella attuale è sufficiente appena per la vaccinazione dei dipendenti che operano sul territorio campano. Con l’improvvisa sospensione del vaccino di AstraZeneca, però, la faccenda potrebbe complicarsi dilatando i tempi di conclusione della campagna vaccinale a favore del mondo della scuola e non solo.
Come sappiamo, la categoria – salvo i soggetti più a rischio – ha visto la maggior parte delle dosi a essa riservate di produzione della società anglo-svedese. Negli ultimi giorni, tuttavia, diversi stop si sono alternati alle somministrazioni, finendo con il creare una generale quanto comprensibile preoccupazione. Il tutto è iniziato con il ritiro di alcuni lotti specifici (ABV2856, ABV5811), arrivando lunedì alla sospensione totale e immediata da parte dell’AIFA, l’Agenzia per il farmaco italiana, su tutto il territorio nazionale. Una decisione precauzionale e temporanea, in linea con quanto deciso da altri Paesi.
La stessa scelta, infatti, è stata fatta anche in Indonesia, Francia, Danimarca, Norvegia, Bulgaria, Islanda, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna e Germania. In particolare, una nota del Paul Ehrlich Institute, l’agenzia del governo tedesco che si occupa della sicurezza dei medicinali, spiega che ci sarebbe un aumento di una particolare forma di rara trombosi venosa cerebrale, in collegamento con mancanza di piastrine. La stessa nota indica la necessità di chiarimenti da parte dell’EMA che ne dimostri la mancata causalità. «Fino a questo momento, ci sono sette casi su 1.6 milioni di vaccinazioni in Germania. Si tratta di un rischio molto basso, ma se c’è un legame con il vaccino è sproporzionato», ha dichiarato il Ministro della Salute Jens Spahn. Intanto, Austria, Estonia, Lettonia, Lituania e Lussemburgo hanno ritirato solo un lotto su cui sono in corso le indagini.
La nuova valutazione EMA sulla sicurezza del farmaco è prevista per giovedì 18 marzo. L’agenzia, però, continua a ribadire che i benefici del vaccino di AstraZeneca nel prevenire la COVID-19, con il rischio di ricovero e morte, superano i rischi delle reazioni avverse. Nel frattempo, anche l’OMS si riunirà nuovamente per analizzare la questione. Nonostante i tentativi di rassicurazione, giustificati anche da dati complessivi che fanno comunque ben sperare – nella giornata di domenica, AstraZeneca ha dichiarato che su un totale di 17 milioni di soggetti vaccinati ci sono stati 15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare segnalati tra coloro a cui è stato somministrato il vaccino, in base al numero di casi che la società ha ricevuto all’8 marzo – lo spaesamento del momento, soprattutto tra i docenti, è certamente comprensibile, affatto da condannare. L’esatto contrario, insomma, di quanto sta avvenendo in queste ore, con tanti, troppi commentatori che stanno affollando il web per attaccare quei molti che hanno disertato la propria convocazione, scettici dinanzi al susseguirsi (spesso malsano) di notizie.
L’AIFA ha riferito che fornirà presto informazioni, incluse le ulteriori modalità di completamento del ciclo vaccinale per coloro che hanno già ricevuto la prima dose. Ma quanti saranno disposti a tornare in sede di vaccino?
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