Scuola: la nave è salpata, ma il comandante non c’è più
Dopo mesi di dibattito e fallimenti, l’Italia è tornata in classe. Dal 1 febbraio, infatti, da Nord a Sud – a esclusione della Sicilia – anche nelle scuole superiori sono ricominciate le lezioni in presenza. Scontenti, su tutti, molti Presidenti di Regione, docenti e persino ragazzi, per una volta piuttosto compatti nella battaglia.
A partire da Milano, passando per Roma per giungere a Napoli, in questi giorni sono stati tanti gli istituti occupati dagli alunni preoccupati dal rientro in aula. Altrettanti gli scioperi e le mobilitazioni delle parti coinvolte. La richiesta, in tutto il Paese, è sempre la stessa: sicurezza. Memori dell’esperienza settembrina, gli studenti e gli insegnanti hanno oggi scarsissima fiducia nelle – finte – rassicurazioni istituzionali. Come loro, anche noi. Rispetto al dopo estate, infatti, la situazione non è realmente cambiata, tuttavia, al netto delle riaperture e del quasi intero Paese in zona gialla, è difficile continuare a rimandare quella che è una necessità e un diritto costituzionalmente riconosciuto. Ma cosa accadrà se il ripristino della didattica in presenza – com’è lecito credere – dovesse rivelarsi nuovamente fallimentare?
Già il recente scandalo mascherine ha fatto scattare più di qualche campanello d’allarme. I dispositivi di protezione distribuiti nelle scuole di tutta Italia, infatti, sembrerebbero insicuri. Di produzione FCA, le mascherine non soddisfano i requisiti di norma poiché avrebbero una capacità di filtraggio inferiore a quella necessaria a tutelare la salute di alunni e personale scolastico. Eppure, dall’estate scorsa ne vengono prodotte circa undici milioni al giorno da destinare agli istituti italiani.
In accordo con il commissario Arcuri, FCA ha presentato domanda e ottenuto la validazione di cinque tipologie di mascherine (quattro per adulti e una per bambini) di tipo 2R, inviando all’Istituto Superiore di Sanità – come da DPCM di marzo – un’autocertificazione sotto propria responsabilità attestando le caratteristiche tecniche e dichiarando che rispettavano tutti i requisiti di sicurezza. In seguito a qualche sospetto, però, una nuova analisi di laboratorio ha rilevato come queste non rispondano ai requisiti di efficienza di filtrazione batterica (Bfe): le mascherine pediatriche hanno un potere filtrante dell’83-86% (invece del 98% previsto dalla norma); le mascherine per adulti un potere filtrante dell’89-90% (invece del 98% previsto dalla norma).
Al momento, oltre alla denuncia alla Procura, è stato presentato un esposto alla Corte dei Conti per verificare se dai fatti sia derivato un danno per l’erario e individuarne i responsabili. Una vicenda grave – gravissima – se accertata di cui, presi da crisi di governo e giochi di palazzo vario, si è parlato davvero troppo poco. E, visti i personaggi coinvolti (FCA è proprietà della famiglia Agnelli), forse non è un caso. Ma questa è un’altra storia, meglio tornare in aula. Anzi, ancor prima di arrivarci, concentriamoci sullo scarso sistema dei trasporti delle nostre città, talvolta al limite dell’inesistente, di certo insufficiente a rispondere alle esigenze della mole di persone costretta a farvi ricorso per seguire le lezioni. Non basta proporre classi dimezzate, tantomeno l’alternanza dad e presenza, soprattutto in un Paese che non ha mai sviluppato un contact tracing capace di monitorare e prevenire. Delle nostre strutture, poi, abbiamo già ampiamente parlato: fatiscenti, spesso inospitali, sprovviste di un’adeguata connessione internet – si ricorda che il nostro è il Paese meno digitalizzato dell’intero continente – e persino di personale. Sulla base di cosa, dunque, si è tornati a scuola? Diciamolo: è pura follia. Non si fanno test, non ci sono i vaccini, al momento manca persino il Ministro di riferimento.
Già, perché Mario Draghi ha appena accettato, con riserva, la nomina del Presidente Mattarella. Incaricato a formare un nuovo governo, l’ex capo della BCE, dovrà adesso incontrare i partiti per trovare una maggioranza: tra i nomi più in bilico, ovviamente, quello di Lucia Azzolina campeggia nella parte alta della lista. Il suo mandato – lo abbiamo ripetuto spesso – non è stato certamente dei più felici. Complici la scarsa capacità di mediazione e le criticità inaspettate di una pandemia fino a un anno fa inimmaginabile, la titolare del MI non ha goduto, in questi mesi, di particolare sostegno. Sono ormai noti i suoi scontri con i sindacati e i Presidenti di Regione, quelli con gli insegnanti, addirittura con gli alleati di governo che non l’hanno mai veramente sostenuta. Il risultato è il caos che tutti conosciamo: concorsi iniziati e poi sospesi, milioni di euro sprecati in finti ammodernamenti delle infrastrutture, banchi con le rotelle o postazioni monoposto inadatte per i mancini. Adesso persino mascherine che non proteggono. Insomma, misure sempre inadeguate e mai concrete. Difficile, al momento, indicare chi le succederà: il totonomi si spreca e la possibilità di un tecnico anziché un politico non è così improbabile. Più probabile, invece, che le scuole fatichino a restare aperte.
Basti pensare che solo tra settembre e novembre, si legge nei dati che la rivista Wired è riuscita a ottenere dal MIUR, sono 105mila tra studenti, docenti e personale ATA a essere risultati positivi al Sars-Cov-2 secondo le segnalazioni prevenute al Ministero dell’Istruzione. A questi bisogna aggiungere 848mila casi in cui la persona è stata posta in quarantena. In sostanza, per ogni positivo nel mondo della scuola, altri 8 dovevano sottoporsi a misure di isolamento. Si tratta – precisano i colleghi – di una stima al ribasso, perché per le due settimane centrali di novembre il monitoraggio voluto dalla ex ministra Lucia Azzolina è stato sospeso in conseguenza alla chiusura delle secondarie di secondo grado. Una condizione che ha posto alcune difficoltà alle istituzioni scolastiche in ordine alla rilevazione diretta dei dati presso gli studenti, non più fisicamente presenti a scuola.
Vien da sé, dunque, che i numeri a oggi comunicati in merito ai contagi tra alunni e personale non sono e non possono essere considerati affidabili poiché vittime di interessi politici e di analisi per forza di cose non così precise ed esaustive. Intanto, anche i dati che stanno giungendo in queste prime settimane di didattica in presenza, in particolare nelle scuole elementari, non fanno ben sperare. D’altro canto, come afferma il prof. Massimo Galli, il virus cammina con le nostre gambe, e più gambe si muovono, più si diffonde. Inoltre, senza campagna vaccinale è inevitabile che gli istituti scolastici si trasformino in lazzaretti.
Insistere con la riapertura a crisi di governo avviata è stato l’ennesimo errore di un esecutivo che – in linea con i propri predecessori – non ha capito, ascoltato e migliorato la scuola. Perché se è vero che numerosi studi bocciano la didattica a distanza, è pur vero che nulla salva questa didattica in presenza. Soprattutto ora, che la nave è salpata senza comandante. Chissà se qualcuno si prenderà la briga di salvarla.
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