Docente tutor e docente orientatore: la grande rivoluzione di Valditara
- Comincia a settembre 2023 «la grande rivoluzione del merito» voluta da Giuseppe Valditara. Ad annunciarlo è stato lo stesso Ministro in occasione dell’incontro tra il dicastero di Viale Trastevere e i sindacati di categoria tenutosi nei giorni scorsi. Ma di cosa si tratta?
Il progetto prevede lo stanziamento di 150 milioni di euro nel corso dell’anno al fine di istituire due nuove figure professionali dedicate una a sviluppare la personalizzazione dell’istruzione nelle scuole secondarie di secondo grado e l’altra a concretizzare l’attività di orientamento. Parliamo del docente tutor e del docente orientatore.
Lo schema di decreto presentato alle associazioni sindacali – si legge sul sito del MIM – va nella direzione di una scuola che faccia emergere i talenti di ogni studente innescando un percorso virtuoso, volto anche al superamento delle difficoltà frutto di diseguaglianze di natura sociale e territoriale e favorendo le scelte consapevoli per il percorso di studi e di lavoro.
Nello specifico, a partire dall’anno scolastico 2023/2024, il docente tutor dovrà coordinare e sviluppare le attività didattiche al fine di una personalizzazione dell’istruzione nelle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado, favorendo il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli. Il docente orientatore, invece, si occuperà delle attività di orientamento per permettere agli studenti di fare scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti, nella consapevolezza dei diversi percorsi di studi e/o di lavoro e della varietà di offerte dei territori, del mondo produttivo e universitario. Un approccio, questo, che deve avvenire nel rispetto dell’autonomia dei singoli istituti, degli studenti e delle loro famiglie.
Il modello di scuola virtuoso a cui aspira Valditara, infatti, «deve mettere in luce i talenti di ogni singolo studente. Per questo, con un significativo stanziamento di risorse, come Ministero abbiamo deciso di puntare su figure professionali specializzate che saranno adeguatamente formate, selezionate e pagate. Il tutto in un confronto costante con le parti sindacali».
Gli innesti previsti si concretizzeranno in 40mila docenti tutor e un docente orientatore per ogni istituto scolastico. I fondi verranno distribuiti in maniera proporzionale al numero degli studenti delle classi interessate (terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado) nelle varie scuole, le quali dovranno a loro volta organizzare il servizio in piena autonomia. Potranno inoltre accedere ai finanziamenti derivanti da PNRR e PON per investire in attività didattiche di potenziamento sulle discipline e attività innovative per l’orientamento.
Si tratta, più concretamente, di 600 milioni di euro – già previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza –, con particolare attenzione rivolta alle discipline STEM (scientifiche e tecnologiche) e alle metodologie innovative, ai quali vanno ad aggiungersi ulteriori fondi per l’orientamento come misura di contrasto alla dispersione scolastica per un totale di 1,5 miliardi di euro. Infine, per ciò che concerne le risorse PON (2021-2027), le scuole potranno remunerare attività extracurricolari sull’orientamento didattico per circa 300 milioni.
Toccherà al Ministero dell’Istruzione e del Merito comunicare a ciascun istituto il numero minimo di docenti tutor da formare attraverso un percorso dedicato dalla durata circa 20 ore – a cui seguirà un esame – e definito sull’apposita piattaforma in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE), mentre la scuola indicherà i più idonei tra coloro che, preferibilmente, siano in possesso di alcuni requisiti quali l’aver prestato cinque anni di servizio a tempo indeterminato, aver svolto funzioni interne alla scuola su orientamento, PCTO e dispersione, oltre che l’impegno a ricoprire tale incarico per almeno un triennio.
Le due novità che dal prossimo settembre coinvolgeranno il mondo della scuola sono state accolte con entusiasmo dalla Premier Meloni, secondo la quale vanno a confermare «l’impegno del governo per porre il merito al centro delle politiche dell’istruzione e per far emergere i talenti degli studenti». Meno entusiasmo, manco a dirlo, hanno registrato invece tra i sindacati. Il nodo cruciale intorno al quale ruota il malcontento è la copertura economica.
La ripartizione dei fondi stanziati per singolo docente sarà effettuata infatti dalla contrattazione di istituto, prevedendo un assegno annuo che dovrà restare entro il limite imposto da decreto: per i tutor da un minimo di 2850 euro a un massimo di 4750 euro e per gli orientatori da un minimo di 1500 euro a un massimo di 2000 euro. Insomma, dicono in molti, i 150 milioni previsti per finanziare l’operazione sarebbe meglio canalizzarli in quel rinnovo del contratto di categoria che ancora si conferma irrisorio, nella stabilizzazione dei precari – esclusi, tra l’altro dalla possibilità di ambire a una delle due figure introdotte –, nello scioglimento dei vincoli professionali e territoriali e così via. Per farla breve, nel valorizzare l’esistente. E non hanno tutti i torti.
Docente tutor e docente orientatore sono davvero necessari alla scuola italiana? In che modo andranno a risolvere alcuni dei problemi che l’istruzione presenta nel nostro Paese? Se la scuola ha bisogno di soldi – e ne ha uno enorme – è questa la strada migliore per investirli? Le domande sono tante e non trovano risposte affermative, non adesso almeno, che – come se non bastasse – il dimensionamento scolastico sta diventando realtà e dispersione implicita ed esplicita non possono che inevitabilmente aumentare.
A quanto pare, il confronto con le parti sindacali a cui si appella Valditara non è così costante, e funzionale, come dice. Sarà questa la sua grande rivoluzione del merito? Che il Ministro possa avere ragione ce lo auguriamo tutti. Che non sia così, invece, lo temiamo in troppi.
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