Nuovo, vecchio esame di Maturità
Il 2022, a scuola, si chiude con una nota informativa che spiega diffusamente come si svolgeranno le prove dell’esame di Stato 2023. Come già annunciato in questi giorni dal Ministro Valditara, infatti, la Maturità cambia di nuovo, in realtà, per non cambiare mai.
Negli ultimi tre anni la scuola ha vissuto gli effetti della pandemia che hanno comportato, tra gli altri, la necessità di modificare successivamente le modalità di svolgimento dell’esame di Stato. Un esame che, a conclusione del secondo ciclo di istruzione, costituisce un passaggio sostanziale e simbolico nel processo di costruzione del proprio progetto di vita, si legge nella nota.
L’esame sarà costituito da due prove scritte a carattere nazionale e un colloquio.
La prima prova scritta accerterà la padronanza della lingua italiana o della diversa lingua nella quale si svolge l’insegnamento, nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche degli studenti. La prova sarà comune a tutti gli indirizzi di studio e si svolgerà con modalità identiche in tutti gli istituti, con durata massima di 6 ore. I candidati potranno scegliere tra tipologie e tematiche diverse.
Verranno proposte sette tracce, trasversali a tutti gli indirizzi di studio, che potranno fare riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale.
La seconda prova scritta avrà per oggetto una o più discipline caratterizzanti il corso di studio, che saranno individuate, entro gennaio 2023, con apposito decreto ministeriale. Verranno inoltre fornite specifiche disposizioni circa la declinazione di tale prova relativamente ai percorsi dell’istruzione professionale interessati dal recente riordino.
È prevista una terza prova scritta in alcuni casi particolari (per le sezioni ESABAC, ESABAC techno ad opzione internazionale, per le scuole della Valle d’Aosta, della Provincia autonoma di Bolzano e per le scuole con lingua d’insegnamento slovena).
Il colloquio si svolgerà in chiave multi e interdisciplinare al fine di valutare la capacità dello studente di cogliere i nessi tra i diversi saperi collegandoli opportunamente tra loro e sarà finalizzato ad accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale.
Come indicato dal decreto legislativo 62/2017, il colloquio ha la finalità di accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale dello studente. A tal fine la commissione propone al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale anche utilizzando la lingua straniera. Nell’ambito del colloquio il candidato espone, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, l’esperienza di alternanza scuola-lavoro svolta nel percorso di studi.
Già nei giorni scorsi, il Ministro Valditara aveva firmato le Linee guida per l’orientamento scolastico in cui si indicava proprio la valenza orientativa del colloquio dell’esame di Stato: a tal fine, la commissione d’esame terrà conto delle informazioni contenute nel Curriculum dello studente (dal quale emergono le esperienze formative del candidato nella scuola e in contesti non formali e informali), un altro regalo della Riforma Renzi.
Possibile eccezione potranno rappresentare proprio i percorsi di PCTO, per i quali la pandemia ha determinato difficoltà nello svolgimento delle attività e, in alcuni casi, il mancato raggiungimento del target orario previsto: il numero di ore complessive di ASL o PCTO che ogni studente deve svolgere nei tre anni finali di scuola superiore, infatti, varia a seconda del tipo di percorso scolastico frequentato, non inferiore a 210 ore negli istituti professionali, a 150 negli istituti tecnici e a 90 nei licei.
Per tali ragioni – si legge – potrebbe in seguito venir meno, previa emanazione di specifica norma di legge, il vincolo dello svolgimento delle attività PCTO per l’ammissione all’esame di Stato 2023. Rimarrà, invece, invariata la previsione dello svolgimento, durante il corrente anno scolastico, delle prove INVALSI, per la prima volta requisito di ammissione. Si rammenta a tal proposito che la normativa non prevede connessioni fra risultati delle prove INVALSI ed esiti dell’esame di Stato.
La valutazione finale, secondo normativa vigente, si definirà con il riparto dei 100 punti a disposizione della commissione, come segue: credito scolastico massimo 40 punti; primo scritto massimo 20 punti; secondo scritto massimo 20 punti; colloquio massimo 20 punti. Il punteggio minimo complessivo per superare l’esame di Stato è di 60/100.
Le commissioni torneranno ad assumere l’ordinario assetto e saranno composte da un presidente esterno all’istituzione scolastica, tre membri interni e tre membri esterni.
In sostanza, l’esame di Stato torna quasi del tutto uguale al periodo pre-pandemico, dividendo il mondo della scuola. Soddisfatti molti presidi, scontenti i ragazzi:
Si ripropone ancora un’altra volta un esame che non è espressione del percorso dello studente. Non si riesce a comprendere come estrarre a sorte una busta possa essere il fondamento per una valutazione finale. Dopo due anni di pandemia sarebbe stato possibile e necessario ripensare sistematicamente i metodi scolastici: superare la didattica frontale, superare la valutazione numerica, superare la bocciatura. Superare quindi anche un esame di maturità antiquato, incapace di stimolare la crescita degli studenti. Si tratta di una scelta presa nel silenzio delle stanze del Ministero. Non c’è stata possibilità di discussione sul tema, il Ministro continua ad affermare di voler questa grande alleanza tra studenti, docenti, genitori e Ministero, ma fino ad ora è sola retorica. Gli studenti non starano zitti sotto l’ennesima decisione caduta dall’alto, saremo pronti a mobilitarci nelle piazze e nelle scuole di questo Paese!, attacca Paolo Notarnicola, ordinatore della Rete degli studenti medi.
Tutto cambia, insomma, per non cambiare niente. Un ciclo finisce, un altro comincia. Va così, ogni anno. In bocca al lupo, auguri, ricordi di gioventù. Gli esami di Stato coinvolgono sempre tutti, ognuno con la sua voglia di raccontare la propria esperienza, di elargire consigli, di commuoversi per i ragazzi che si apprestano a vivere giorni impegnativi ma non impossibili, di certo non i più difficili. Frasi sprecate, ripetute come un mantra allo scadere dei dodici mesi, tra un compito in classe e un altro, tra le note di Antonello Venditti e il professor Giorgio Faletti immancabile in tv. Studenti, maturandi, giovani adulti incoraggiati a non mollare, a guardare al domani, perché non sarà un numero, un voto, un orale meno brillante a definirli. Ed è così, per fortuna.
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