Organico COVID: contratti in scadenza e nessun rinnovo
L’organico COVID potrebbe non servire più. Con la fine delle lezioni prevista a giugno, infatti, il personale docente e ATA impiegato in questi due lunghi, lunghissimi, anni di pandemia potrebbe non essere riconfermato se i casi – come auspicato – non dovessero più essere un problema per il regolare svolgimento delle lezioni.
Come sappiamo, al fine di consentire il ripristino della docenza in presenza nel rispetto delle misure di prevenzione e contenimento dell’emergenza da Coronavirus, l’articolo 231 bis della legge 17 2020/2021 aveva previsto la possibilità di attivare, per l’anno scolastico 2020/2021, ulteriori incarichi provvisori di personale docente e amministrativo, nonché tecnico e ausiliario (ATA), poi riconfermati anche per l’anno successivo (sebbene non per tutti, come da diverse segnalazioni).
Le nomine, predisposte dagli USR (Uffici Scolastici Regionali), erano a tempo determinato, trattandosi di organico aggiuntivo a quello ordinario. A tal proposito, in attuazione della legge era stata emessa l’ordinanza ministeriale 5 agosto 2020 n.83 che, per l’appunto, disciplinava le misure di sicurezza per la ripresa delle lezioni in presenza prevedendo l’organico COVID in una scala prioritaria che al primo posto vedeva la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, con particolare attenzione alla primaria. Le risorse stanziate al fine di ottemperare alle necessità delle singole istituzioni scolastiche erano così ripartite:
- 50% sulla base del numero degli alunni registrati sul sistema informativo del Ministero, come comunicati dalla competente Direzione generale;
- 50% proporzionalmente sulla base delle richieste avanzate dagli USR.
Il conferimento delle supplenze – trattate come supplenze temporanee – avveniva in questo modo
- personale docente: si utilizzavano le graduatorie di istituto;
- personale ATA: si procedeva ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettera c), dell’articolo 5 e dell’articolo 6 del decreto del Ministero della Pubblica Istruzione 13 dicembre 2000, n.430 (Regolamento Supplenze ATA). Non oltre il termine delle lezioni e secondo graduatoria d’istituto.
Parliamo, per dare contezza più concreta, di almeno 40mila supplenze i cui contratti stanno, dunque, per scadere. Le date variano a seconda del calendario scolastico regionale. Con il 30 giugno, invece, si intende la data di scadenza per il personale docente delle scuole dell’infanzia.
Primaria e secondaria di primo e secondo grado
4 giugno: Emilia Romagna, Marche.
8 giugno: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Valle d’Aosta, Veneto.
9 giugno: Calabria, Puglia, Umbria.
10 giugno: Liguria, Sicilia, Toscana, Provincia Trento.
11 giugno: Friuli Venezia Giulia.
16 giugno: Provincia di Bolzano.
Come accennavamo, i contratti di supplenza COVID erano strettamente collegati allo stato di emergenza scaduto ormai il 31 marzo scorso. E sebbene la situazione sia momentaneamente sotto controllo ma non del tutto superata, considerando gli ingenti fondi richiesti per mantenere una simile misura, sembra piuttosto difficile pensare che possa esserci un nuovo finanziamento se non assolutamente necessario. In quel caso vorrebbe dire che la pandemia non è domata e che, a scuola, ogni criticità resta piuttosto invariata.
In questi anni, a più riprese i sindacati hanno chiesto la stabilizzazione di questa tipologia di contratto, in particolare pensando a quanti buchi persistono tuttora negli istituti che, con fatica, coprono classi e cattedre. Niente di fatto, però, è stato concluso. Così se a marzo si era riusciti a ottenere una proroga fino al termine delle lezioni del cosiddetto organico COVID, con grande soddisfazione del Ministro Patrizio Bianchi – «Mi sono battuto per questa misura» – e un investimento di circa 200 milioni di euro, sembra difficile, oggi, pensare che docenti e personale ATA possano entrare a far parte, a stretto giro, dell’organico di diritto.
Per adesso, infatti, tutto tace, probabilmente nell’attesa di un autunno che si spera meno pericoloso e complesso di quelli precedenti. Se così non fosse, tuttavia, bisognerà fare i conti con l’annoso problema relativo alla carenza di personale. Basti pensare che soltanto negli ultimi dodici anni è stata tagliata una quota di posti pari all’incirca a cinque volte l’attuale organico COVID (250mila posti) e questo, in una scuola che sta pensando di rinascere – anche se con molte perplessità e dubbi che non si intende dissipare – non è più ammissibile.
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