Vaccino: per la scuola è ancora presto

vaccinoIl Vaccine Day è arrivato, ma la scuola dovrà attendere ancora un po’. Nonostante la riapertura prevista – al momento in cui scriviamo – per il prossimo 7 gennaio, non è ancora chiaro, infatti, quando il vaccino sarà disponibile per il personale scolastico. A ribadirlo, appena pochi giorni fa, è stato il commissario straordinario Domenico Arcuri: «Il target del personale docente e non docente delle scuole è stato identificato come destinatario della somministrazione del vaccino parallelamente a quello degli anziani,  quindi non fa parte della prima campagna ma di una seconda sessione della campagna». A fargli eco, anche il Ministro Azzolina: «Il #VaccineDay avvia una nuova fase che ci porterà gradualmente a riappropriarci della nostra normalità in ogni ambito, anche a scuola. Ci vorrà tempo, però. Ora non abbassiamo la guardia». Nessuna data certa, quindi, e con essa alcun ritorno in aula che possa dirsi veramente sicuro.

A tal proposito, non sono pochi i docenti che lamentano il rischio di tempistiche lunghe e, di conseguenza, un ripristino delle attività in presenza non meno pericoloso della falsa partenza dello scorso settembre. Anche all’epoca, infatti – al netto di una cura preventiva non ancora messa a punto – non erano mancati proclami e rassicurazioni su una scuola finalmente capace di fronteggiare la pandemia. E invece, a sole poche settimane dal primo suono della campanella del nuovo anno scolastico, la curva dei contagi aveva ripreso a salire, portando alla chiusura forzata degli istituti e al novello ricorso alla didattica a distanza. La fiducia della classe dirigente nazionale, dunque, non può essere la stessa di chi vive la realtà scolastica e nemmeno di quelle famiglie che, pur desiderando per i propri figli formazione e socialità vecchia maniera, titubano all’idea di rivederli tornare tra i banchi. E, in tutta onestà, è difficile non condividerne i dubbi.

Non aiuta, in tal senso, nemmeno la comunicazione istituzionale che, dal periodo estivo a oggi, è rimasta piuttosto invariata, registrando così effetti ancora più ambigui e confusionari nella sua malsana rincorsa all’immunità, non tanto dal virus, quanto dalle evidenti e affatto trascurabili colpe che hanno portato alla situazione odierna. La stessa maggioranza – come già nei mesi precedenti – si è spaccata e smentita reciprocamente a più riprese, finendo con il causare panico, scetticismo e persino disistima anche in quei molti che a essa si erano affidati nella prima fase di questo delicato anno. Che fosse in buonafede, per incompetenza o per strategia politica, poi, persino il Presidente del Consiglio si è prestato, e su più fronti, allo stesso gioco ambivalente. Non ultimo, proprio in merito alla scuola: dopo aver sostenuto scelte scellerate quali i concorsi ovviamente rimandati, infatti, il Premier Conte ha intimato il Ministro Azzolina di rinviare la riapertura degli istituti scolastici a gennaio e non a ridosso delle vacanze natalizie per poi chiedere ai suoi, soltanto qualche giorno dopo, di anticipare il tutto al 14 dicembre quando, diceva, si sarebbe potuto lanciare un bel segnale al Paese e ai ragazzi. Per fortuna, la proposta è andata presto a scemare, complice il diniego di alcuni capigruppo e la battaglia, ormai infinita, tra Governo, Presidenti di Regione e città metropolitane, ognuno fermo su posizioni che non sembrano mai combaciare, a favore di opposizioni e persino di chi crede che la pandemia sia tutto un complotto.

La querelle continua anche adesso. Nella sua ultima diretta Facebook, ad esempio, la Campania di Vincenzo De Luca ha ribadito la sua linea più prudente: «Vedo che si parla di riapertura dell’anno scolastico il 7. Questa è una delle cose che mi fanno impazzire in questo paese: fissare le date a prescindere. Ma come si fa a dire apriamo il 7 gennaio senza aver verificato il 3, il 4 o il 5 qual è la situazione epidemiologica? Credo che in Campania non apriremo tutto il 7, anzi sicuramente non apriremo tutto il 7». La terra del Vesuvio, in effetti, era già stata l’ultima a ripristinare le lezioni in presenza e la prima – scatenando proteste e diatribe accese a livello locale e nazionale – a ricorrere alla didattica a distanza appena a metà ottobre. Anche dopo, quando nell’intero Stivale si stava discutendo di riaprire almeno infanzia e primaria, lo sceriffo aveva preteso più tempo.

E adesso, sebbene come allora le sue scelte siano dettate da un’innegabile – ma per lui inammissibile – incapacità di rispondere a un’emergenza ormai non così nuova a livello strutturale, sanitario e logistico, causa sistema di mobilità vetusto e avariato, istituti fatiscenti o non sufficientemente ampi da ospitare le classi in sicurezza, personale ridotto all’osso, e una sanità al collasso grazie alla sua politica dei tagli, l’inquilino di Palazzo Santa Lucia ribadisce la stessa consolidata strategia che, per uguali motivi ma da posizioni decisamente diverse, è difficile non sostenere: a cosa si appella il governo nazionale per stabilire una data certa? A quali interventi di manutenzione, a quali migliorie effettive, a quale screening fa riferimento quando si dice così sicuro del 7 gennaio?

Tutti, dalla De Micheli ad Azzolina, sembrano tranquilli, convinti – come sono già stati – che la scuola torni effettiva e in presenza tra poco più di una settimana. Ma cosa è cambiato, davvero, rispetto a ottobre? E se, come previsto, il vaccino per il personale scolastico dovesse arrivare tra qualche mese, come si pensa, nel frattempo, di fronteggiare l’eventuale terza ondata? Diranno di essersi sbagliati o che sarà stata colpa di insegnanti e alunni disattenti? Proprio in queste ore si sta registrando un aumento del rapporto percentuale tra positivi e tamponi effettuati con, anche, un lieve incremento dei ricoveri. La scarsa prudenza adottata da molti nel corso delle festività, poi, fa temere per il peggio in vista del mese che verrà, complice – anche qui – una mancata presa di posizione netta e controlli rigorosi.

Ancora una volta, dunque, l’approssimarsi della data fatidica non sembra rassicurare. Anzi, più si avvicina il giorno, più aumentano i dubbi. Povera scuola.

Lascia un commento